Ospedale Psichiatrico

Ospedale Psichiatrico - Urban Exploration

La sua storia

Nel 1906 viene deliberata dall'Amministrazione provinciale di Rovigo la costruzione di un Manicomio provinciale, da erigersi in località Granzette, ma i lavori vengono sospesi nel 1910 per l'eccessiva lievitazione dei costi; riproposta l'attivazione di un Ospedale psichiatrico provinciale nel 1925, finalmente il progetto viene completato con numerose varianti, seppur sulla falsariga di quello originario del 1906: il 28 ottobre 1929 l'edificio viene inaugurato. L'Ospedale apre i battenti il 20 marzo 1930 L'Ospedale, dotato di una colonia agricola e di una stazione avicunicola, in occasione del secondo conflitto mondiale ospita parte dei ricoverati dell'Ospedale psichiatrico di Padova, danneggiato dalle incursioni aeree alleate. Nel 1960 inizia il declino della struttura, viene chiusa la colonia agricola e i reparti ospitano sempre più lungodegenti. La riforma del 1978 porta progressivamente alla chiusura del complesso, con la cessazione dei nuovi ricoveri a partire dal 1980. A metà 1995, anno della chiusura definitiva, sono ancora presenti 218 soggetti che vengono avviati tra tale anno e la fine del 1997 a strutture diverse a seconda dei casi (Case di riposo, Comunità alloggio, Case albergo, Comunità terapeutiche).
Maggiori dettagli li trovare nella foto qui sotto, cliccare per ingrandire.

La geografia

Al centro troviamo la direzione, e due file di edifici disposti a semicerchio per garantire una corretta vigilanza e supervisione . La superficie totale è di circa 10 ettari. La disposizione ricorda un ventaglio, una conchiglia, una ruota con raggi o un ferro di cavallo. Questo è il Primo manicomio con forma circolare in Italia. Uno dei simboli del manicomio è questa fontana, dislocata vicino alla direzione, raffigurante appunto una conchiglia, forma che ricorda la mappatura dell’istituto. Questa opera è stata creata da un paziente, Leone Bacchiega, detto anche il “Pittore del Manicomio, realizzata alla fine degli anni 30. Lo stesso pittore ha realizzato negli anni successivi 48 dipinti murali nei vari reparti manicomiali.
[Le immagini delle due cartine, le ho trovate nel web]

Camminando per le stradine interne

Sono passati anni dalla chiusura definitiva di questo centro e pian piano la natura sta inghiottendo tutto. Erba e alberi cresciuti ovunque, piante rampicanti che salgono sui muri e realmente entrano negli edifici. Certi edifici sono ben chiusi a chiave, altri aperti. E’ facile oggi perdere l’orientamento se non si è già stati visitatori in passato. Il colore prevalente è il verde che sta tentando di nascondere questo posto che ha ospitato tante sofferenze, come se la natura volesse fare una carezza in memoria di tutto quello che è successo tra queste mura.

Interni, memorie del passato

Entrando nelle strutture aperte, si sente subito in brivido attraversare tutto il corpo. Si nota subito la lotta furibonda tra la natura che vuole entrare dalle finestre e i resti del passato ancora presenti nelle stanze. Letti, mobili, fotografie, radiografie, vestiti sono ancora presenti, con gli inevitabili segni del tempo , abbandonati nelle varie stanze.
E’ presente anche una vasta quantità di documenti relativi agli anni di funzionamento. Questi documenti, sono in degrado come tutto il resto attorno a loro. Sono presenti anche 3 capannoni bel chiusi e tenuti in maniera decorosa dall’usl 18 come archivio, questi sono ben sbarrati e si dice provvisti di sistema di allarme.

Luci e ombre

Quello che colpisce visivamente in questi posti è sempre il gioco di luce e ombra che si crea nell’oscurità delle stanze chiuse con i piccoli raggi di luce che entrano dai serramenti ormai quasi distrutti dal tempo. Queste luci donano un senso di armonia, che assieme al “verde” che sta entrando e al silenzio che padroneggia tutto, creano questo senso di riposo e decadenza

Leggende e tesori

Camminando tra i vari corridoi dell’ospedale ci si imbatte in una zona strana, si notano innumerevoli buchi nel pavimento, non causati da cedimenti, ma sembra proprio che qualcuno cercasse qualcosa. Ci sono un sacco di leggende popolari che dicono che nel ‘45, un gruppo di soldati tedeschi, durante una ritirata, abbiano nascosto un “forziere” di tesori depredati da chiese e ville patrizie, proprio in questo manicomio. Ad oggi non è mai arrivata notizia di alcun ritrovamento. Altre testimonianze, raccontano di un deposito sotterraneo di armi situato proprio nell’area del manicomio. Armi della prima guerra mondiale ’15 - ‘18. In questi corridoi, sono presenti delle cellette, penso per tenere persone come in isolamento, o comunque non a contatto con altri pazienti, qui si vedono numerose scritte sui muri e non sembrano opera di imbrattatori, ma proprio degli ospiti della struttura. In questa zona ho fatto pochissime foto perché ero continuamente distratto, la mia mente continuava ad immaginare cosa poteva succedere in queste stanze quando tutto era in attività, così ad istinto non sono neanche entrato nelle stanze, le scritte di cui parlavo prima erano ben visibili anche dalla porta.

Arredamento

Girando per i vari edifici si possono incontrare ancora parti dell'arredamento originale, composto da letti, armati, poltrone e sedie a rotelle.
Questi ambienti sono spesso frequentati da esploratori urbani ma non solo, anche da ragazzini che vogliono provare emozioni forti o in cerca di sballo. Si trovano anche allestiti come dei set cinematografici con tutte le cose al loro posto, con magari impronde di una mano insanguinata sulla parete, naturalmente fatta con della vernice, visto che accanto hanno anche lasciato il barattolo vuoto della vernice stessa. Tra le varie messe in scena e i vari murales, le stanze non sono vuote e quindi ad ogni angolo c'è una sorpresa da vedere.

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